Paracetamolo e la sua assunzione.
Come ridurre i danni della Tachipirina?
Aggiornamento Fonti e studi a fine articolo
Come ridurre i danni della Tachipirina?
Pochi giorni fa, su questo sito all’indirizzo
http://www.informasalus.it/it/articoli/paracetamolo-bambini-asma-allergie.php
è uscita la notizia che svela un altro effetto indesiderato del paracetamolo (principio attivo della famosa Tachipirina o dell’Efferalgan):
“Farmaci con paracetamolo: rischio asma e allergie per i bambini. La scoperta principale – ha spiegato Julian Crane, lo scienziato che ha coordinato lo studio – è che i bambini che hanno utilizzato il paracetamolo prima di aver compiuto 15 mesi (il 90 per cento) hanno il triplo di probabilita’ in piu’ di diventare sensibili agli allergeni e il doppio di probabilita’ in piu’ di sviluppare i sintomi come l’asma a sei anni rispetto ai bambini che non hanno utilizzato il paracetamolo”.
COMMENTO DEL DR. ROBERTO GAVA:
In realtà, la notizia è tutt’altro che nuova e non solo per il recentissimo studio del Julian Crane , “The New Zealand Asthma and Allergy Cohort Study Group” pubblicato da Wickens e Colleghi lo scorso settembre 2010 nella rivista Clinical & Experimental Allergy e neppure per lo studio del Clinical & Experimental Allergy e Colleghi del Medical Research Institute (sempre Nuova Zelanda) pubblicato nel settembre 2008 dalla prestigiosa rivista The Lancet.
Infatti, gli effetti tossici del paracetamolo (che comunque non è un antinfiammatorio, ma solo un antipiretico-analgesico) sono ampiamente noti da decenni.
In un libro di farmacologia (“L’Annuario dei Farmaci”) che ho pubblicato quasi 20 anni fa (un libro di più di 2000 pagine che raccoglie gli effetti farmacologici di tutti i principi attivi in commercio nel nostro Paese), scrivevo:
“Alle dosi terapeutiche, i più comuni effetti del paracetamolo sono: alterazioni ematologiche, vertigini, sonnolenza, difficoltà di accomodazione, secchezza orale, nausea, vomito, … fenomeni allergici (glossite, orticaria, prurito, arrossamento cutaneo, porpora trombocitopenica, broncospasmo) …
Il paracetamolo possiede anche un’elevata tossicità acuta dose-dipendente. I danni sono principalmente epatici … con ittero ed emorragie, ma si può avere anche la progressione verso l’encefalopatia, il coma e la morte. …
Ci possono essere pure insufficienza renale con necrosi tubulare acuta, aritmie cardiache, agranulocitosi, anemia emolitica, pancitopenia, …”.
Quello che è più importante, però, è un altro punto. Poco più avanti, in quello stesso libro ho infatti scritto: “L’effetto epatotossico è esplicato da un metabolita del paracetamolo (l’N-acetil-p-benzochinone) che viene neutralizzato da un sistema epatico glutatione-dipendente. Dopo che le scorte intraepatotocitarie di glutatione si sono esaurite, il metabolita si lega con le proteine del citosol epatocitario (circa 10 ore dopo l’assunzione del farmaco) e svolge la sua azione epatotossica”.
Ebbene, la letteratura che riporta questi dati è addirittura del 1967 (cfr Journal of Pharmacology and Experimental Therapeutics ).
Sono passati 43 anni da allora e il paracetamolo continua non solo ad essere sintetizzato e diffuso in quantità inimmaginabili, ma anche ad essere somministrato a qualsiasi età: è consigliato addirittura nei neonati!
Qual è il problema? Il problema è che il paracetamolo è un potente farmaco ossidante e consuma le scorte del nostro più importante antiossidante: IL GLUTATIONE!
E per di più, quando il glutatione scarseggia, il paracetamolo svolge la sua potente azione epatossica … ma non solo questa. Ebbene, pensate che: – Il paracetamolo viene consigliato anche ai bambini piccoli e ai neonati, pur sapendo che i bambini (e i neonati in particolare) sono poveri di sostanze antiossidanti (come il glutatione).
– Sappiamo che la cisteina (aminoacido essenziale per permettere la produzione di glutatione da parte del fegato e del cervello) viene sintetizzata per azione dell’enzima metionina-sintetasi e sappiamo che il mercurio contenuto nei vaccini blocca l’attivazione di questo enzima con la conseguenza che è più facile che si alteri lo sviluppo cerebrale e si incrementi l’incidenza di autismo e del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), due patologie che oggi stanno diventando molto comuni.
– È dimostrato che i bambini autistici hanno il 20% di livelli più bassi di cisteina e il 54% di livelli più bassi di glutatione e questo compromette la loro capacità di detossificarsi e di espellere i metalli come il mercurio (sia alimentare che quello somministrato con i vaccini pediatrici). Questi bambini non dovrebbero mai assumere il paracetamolo, almeno nei primi anni di vita … ma chi sa individuare questi bambini senza eseguire esami adeguati?
– Sappiamo che il mercurio vaccinale non viene facilmente escreto dai bambini sotto i sei mesi di vita (perché viene escreto per via biliare e il fegato del neonato è ancora immaturo).
– È dimostrato che il mercurio entra molto facilmente (e si accumula) nei tessuti cerebrali del bambino, dato che la barriera ematoencefalica è più recettiva. Inoltre, i composti mercuriali alterano, e a dosi elevate bloccano, la mitosi cellulare (danno molto grave specie per il cervello e in età pediatrica, quando il cervello dovrebbe avere un grande sviluppo).
– Se uno si aggiorna, sa che studi scientifici pubblicati nel 2008 e nel 2009 hanno dimostrato che l’assunzione di paracetamolo aumenta la probabilità dei bambini piccoli di ammalarsi di autismo.
Eppure, il paracetamolo viene consigliato tutt’oggi dai Servizi di Igiene Pubblica subito dopo ogni vaccinazione dei neonati, addirittura prima che possano sviluppare la febbre o qualche malessere … Forse si vogliono tranquillizzare le madri che così si accorgono meno dei danni da vaccini, perché questo farmaco blocca molte reazioni iniziali? Ma agendo in questo modo si impoverisce l’organismo di glutatione e si facilitano ancor di più i danni da vaccini nei soggetti che, a nostra insaputa, ne sono particolarmente predisposti!
Cosa si deve allora fare?
1) IL PRIMO CONSIGLIO è quello di non somministrare paracetamolo (almeno abitualmente o come prima scelta) a bambini piccoli, specie se nati immaturi, se hanno assunto farmaci in modo prolungato e se sono stati vaccinati da meno di un mese (ho seguito personalmente il caso di un bambino di pochi mesi, morto nel sonno 26 giorni dopo la vaccinazione, che aveva assunto Tachipirina per una febbre improvvisa solo 3 ore prima del decesso).
2) IL SECONDO CONSIGLIO è di non vaccinare bambini sotto i 2 anni di età e in ogni caso di non accettare più di uno (massimo due) vaccini per volta.
3) IL TERZO CONSIGLIO è che, se proprio si vogliono fare le vaccinazioni pediatriche del primo anno di vita (perché non si è stati capaci di gestire la paura che la propaganda pro-vaccini inculca tanto magistralmente quanto falsamente), si eseguano al bambino, prima della vaccinazione, degli esami ematochimici per capire quant’è la sua capacità antiossidante, quanto è maturo il suo sistema immunitario e quanto funziona la capacità disintossicante del suo fegato.
4) IL QUARTO CONSIGLIO è di cercare un Medico aperto a queste “nuove” conoscenze, dotato di molta Sapienza e Buon Senso, meglio ancora se pratico di Medicina Naturale e di Omeopatia in particolare, che sappia aiutare i genitori ad aumentare le difese aspecifiche di loro figlio e che sappia eventualmente gestire le patologie dei primi anni di vita prima di tutto con trattamenti naturali, tra i quali l’Omeopatia è sicuramente la regina, e poi, se proprio serve, con dosi ben ponderate e personalizzate di farmaci chimici.
5) COME QUINTO CONSIGLIO raccomando ai genitori di approfondire le loro conoscenze di Igiene di Vita e in particolare di Igiene Alimentare: non potete immaginare quante patologie e quanti problemi infantili e adolescenziali si risolverebbero se i nostri bambini mangiassero e vivessero meglio!
Conclusione
Se l’Industria Farmaceutica guadagna sempre di più è anche a causa della nostra ignoranza. Le conoscenze le abbiamo, ma non possiamo più attendere che siano lo Stato o la Medicina Ufficiale a comunicarcele: oggi ognuno deve darsi da fare e cercare di proteggere la salute propria e quella dei suoi cari. Spesso, nelle relazioni che tengo a qualche convegno sono solito proiettare alla fine questa frase: “La salute è un prezioso patrimonio, nostro e dei nostri figli: non possiamo metterla nelle mani dell’Industria Farmaceutica o degli attuali Enti Governativi … molto probabilmente, chi lo farà la perderà!”.
http://www.informasalus.it/it/articoli/ridurre-danni-tachipirina.php
Aggiornamento fonti dicembre 2015
Il Paracetamolo riduce i livelli di glutatione intracellulare
- http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1357272505001159
- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/15878691/
Le ricerche confermano che l’uso frequente di paracetamolo durante la gravidanza può aumentare il rischio di diagnosi di ADHD per il nascituro.
L’uso di paracetamolo durante la gravidanza è stato collegato a un 30 per cento di aumento del rischio per l’ADHD nel bambino, e un 37 per cento aumento del rischio di disturbo ipercinetico (HKD) e gravi forme di ADHD
- http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2014/03/13/acetaminophen-pregnancy.aspx
Farmaci con paracetamolo: rischio asma e allergie per i bambini
L’assunzione di paracetamolo – sostanza che si trova in molti antidolorifici in genere somministrati per tosse, raffreddore e febbre – può essere associata nei bambini allo sviluppo di asma e allergie
L’assunzione di paracetamolo – sostanza che si trova in molti antidolorifici in genere somministrati per tosse, raffreddore e febbre – può essere associata nei bambini allo sviluppo di asma e allergie. Questo è quanto emerso da uno studio della Otago University di Wellington pubblicato sulla rivista Clinical and Experimental Allergy.
“La scoperta principale – ha spiegato Julian Crane, lo scienziato che ha coordinato lo studio – è che i bambini che hanno utilizzato il paracetamolo prima di aver compiuto 15 mesi (il 90 per cento) hanno il triplo di probabilita’ in piu’ di diventare sensibili agli allergeni e il doppio di probabilita’ in piu’ di sviluppare i sintomi come l’asma a sei anni rispetto ai bambini che non hanno utilizzato il paracetamolo.
Tuttavia, allo stato attuale – ha continuato Crane – non sappiamo il perche’ di questo. Abbiamo bisogno di studi clinici per verificare se queste associazioni siano causali o meno, e per chiarire l’impiego comune di questo farmaco”. Il problema, secondo lo studioso, è che “il paracetamolo e’ stato dato molto liberamente ai bambini piccoli”.
fonte dell’articolo riportato di seguito http://www.informasalus.it/it/articoli/paracetamolo-bambini-asma-allergie.php
Solitamente viene prescritto anche in presenza di Reazioni Avverse ai Vaccini,un altro farmaco,il “BENTELAN”; di seguito troverete nel link il suo foglietto illustrativo
Foglietto illustrativo del BENTELAN qui nel link sottostante
- http://www.torrinomedica.it/farmaci/schedetecniche/Bentelan_Compresse.asp#axzz2uScG76kj
01.0 DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE
BENTELAN COMPRESSE EFFERVESCENTI
02.0 COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA
BENTELAN 0,5 mg compresse effervescenti
Una compressa da 0,5 mg contiene:
Betametasone disodio fosfato 0,6578 mg
pari a Betametasone 0,5 mg
BENTELAN 1 mg compresse effervescenti
Una compressa da 1 mg contiene:
Betametasone disodio fosfato 1,316 mg
pari a Betametasone 1 mg
Per gli eccipienti v. punto 6.1
03.0 FORMA FARMACEUTICA
Compresse effervescenti.
4.1 Indicazioni terapeutiche
La terapia corticosteroidea può trovare indicazione in una vasta gamma di malattie.
Tra le principali vanno ricordate:
-asma bronchiale;
-allergopatie gravi;
-artrite reumatoide;
-collagenopatie;
-dermatosi infiammatorie;
-neoplasie specialmente a carico del tessuto linfatico (emolinfopatie maligne acute e croniche, morbo di Hodgkin).
Altre indicazioni sono: sindrome nefrosica, colite ulcerosa, ileite segmentaria (sindrome di Crohn), pemfigo, sarcoidosi (specialmente ipercalcemica), cardite reumatica, cardite reumatica e diverse emopatie discrasiche, quali certi casi di anemia emolitica, agranulocitosi e porpora trombocitopenica.
04.2 Posologia e modo di somministrazione
ADULTI:
Terapie di breve durata:
4-6 compresse al giorno di BENTELAN 0,5 mg compresse effervescenti o 2-3 compresse al giorno di BENTELAN1 mg compresse effervescenti (pari a 2-3 mg), riducendo gradualmente tale dose in base all’evoluzione clinica.
Terapie di lunga durata
Nel trattamento di forme morbose croniche o subacute (collagenopatie, anemie emolitiche, asma bronchiale cronico, sindrome nefrosica, colite ulcerosa, pemfigo), dopo una terapia d’attacco in genere di 6-8 compresse al giorno di BENTELAN 0,5 mg compresse effervescenti o 2-3 compresse al giorno di BENTELAN 1 mg compresse effervescenti (pari a 3-4 mg) ridurre gradualmente la posologia fino alla dose di mantenimento mini–ma capace di tenere sotto controllo la sintomatologia.
Mantenimento:
La dose di mantenimento oscilla nell’adulto di peso medio fra 1-2 compresse al giorno.
BAMBINI:
I bambini tollerano in genere dosi proporzionalmente superiori a quelle stabilite per gli adulti: si consigliano 0,1-0,2 mg/Kg di peso corporeo al giorno.
Le compresse di BENTELAN sono divisibili a metà per facilitare l’aggiustamento della posologia, inoltre la solubilità in acqua consente una pratica ed agevole somministrazione.
Aerosolterapia: 0,5-1 mg sciolti al momento dell’uso in 1-2 ml di acqua
04.3 Controindicazioni
Infezioni sistemiche, qualora non venga attuata specifica terapia antiinfettiva.
Immunizzazione con virus attenuati; altri procedimenti immunizzanti non vanno intrapresi in pazienti che ricevono glicocorticoidi, specialmente ad alte dosi, a causa di possibili rischi di complicazioni neurologiche e di insufficiente risposta anticorpale. Generalmente controindicato in gravidanza e durante l’allattamento (v. par. 4.6)
04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l’uso
Nei pazienti in terapia con glicocorticoidi, sottoposti a particolari stress, è indispensabile un adattamento della dose in rapporto all’entità della condizione stressante.
I glicorticoidi possono mascherare alcuni segni di infezione e durante il loro impiego si possono verificare infezioni intercorrenti a causa delle difese immunitarie ridotte. In questi casi va sempre valutata l’opportunità di istituire un’adeguata terapia antibiotica.
L’uso nella tubercolosi attiva va limitato ai casi di malattia fulminante o disseminata, nei quali il glicocorticoide va usato con appropriata terapia antitubercolare.
Se i glicocorticoidi vengono somministrati nei pazienti con tubercolosi latente o con risposta positiva alla tubercolina, è necessaria una stretta sorveglianza in quanto si può verificare una riattivazione della malattia.
Nella terapia prolungata questi soggetti devono ricevere una chemioprofilassi.
Uno stato di insufficienza surrenale secondaria, indotta dal glicocorticoide, può essere minimizzato con una riduzione graduale del dosaggio. Questo tipo di relativa insufficienza può persistere fino ad un anno dopo la sospensione della terapia.
Quindi, in qualsiasi situazione di stress che si manifestasse in questo periodo, la terapia ormonale dovrebbe essere ripresa.
Poichè la secrezione mineralcorticoide può essere compromessa, bisognerebbe somministrare in concomitanza cloruro sodico e/o mineralcorticoide.
A causa della possibilità di una ritenzione di liquidi, bisogna porre attenzione nella somministrazione di corticosteroidi a pazienti con insufficienza cardiaca congestizia.
In corso di terapia prolungata e con dosi elevate, se si dovesse verificare un’alterazione del bilancio elettrolitico, è opportuno adeguare l’apporto di sodio e di potassio.
Tutti i glicocorticoidi aumentano l’escrezione di calcio.
La terapia corticosteroidea può peggiorare il diabete mellito, l’osteoporosi, l’ipertensione, il glaucoma e l’epilessia.
Durante la terapia possono manifestarsi alterazioni psichiche di vario genere: euforia, insonnia, mutamenti dell’umore o della personalità, depressione grave o sintomi di vere e proprie psicosi.
Una preesistente instabilità emotiva o tendenze psicotiche possono essere aggravate dal glicocorticoide.
La stessa attenzione deve essere posta nei casi di precedente miopatia steroido indotta o ulcera peptica.
Nei pazienti con insufficienza epatica i livelli ematici dei corticosteroidi possono essere aumentati, così come avviene con gli altri farmaci che vengono metabolizzati nel fegato.
Nei pazienti ipotiroidei o affetti da cirrosi epatica la risposta ai glicocorticoidi può essere aumentata.
Si consiglia cautela nei pazienti con herpes simplex oculare, perchè è possibile una perforazione corneale.
Nei pazienti con ipoprotrombinemia, si consiglia prudenza nell’associare l’acido acetilsalicilico ai glicocorticoidi.
I bambini e gli adolescenti sottoposti a prolungata terapia devono essere strettamente sorvegliati dal punto di vista della crescita e dello sviluppo.
Il trattamento dovrebbe essere limitato alle dosi minime ed al periodo di tempo più breve possibile. Al fine di ridurre al minimo la soppressione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene ed i ritardi della crescita dovrebbe essere valutata la possibilità di effettuare una somministrazione singola a giorni alterni.
Nei pazienti anziani la terapia, in particolare se prolungata, deve essere pianificata in considerazione della maggiore incidenza degli effetti collaterali quali osteoporosi, peggioramento del diabete, dell’ipertensione, maggiore suscettibilità alle infezioni, assottigliamento cutaneo.
La posologia di mantenimento deve essere sempre la minima in grado di controllare la sintomatologia; una riduzione posologica va fatta sempre gradualmente durante un periodo di alcune settimane o mesi in rapporto alla dose precedentemente assunta ed alla durata della terapia.
I glicocorticoidi devono essere somministrati con cautela nei seguenti casi:
colite ulcerosa non specifica con pericolo di perforazione, ascessi e infezioni piogeniche in genere, diverticolite, anastomosi intestinali recenti, ulcera peptica attiva o latente, insufficienza renale, ipertensione, osteoporosi, miastenia grave.
Il prodotto deve essere usato sotto il personale controllo del medico.
Si possono presentare effetti sistemici con i corticosteroidi inalatori, in particolare quando prescritti ad alte dosi per periodi prolungati. Tali effetti si verificano con meno probabilità rispetto al trattamento con corticosteroidi orali. I possibili effetti sistemici includono la sindrome di Cushing, aspetto Cushingoide, soppressione surrenalica, ritardo della crescita in bambini e adolescenti, riduzione della densità minerale ossea, cataratta, glaucoma e, più raramente una serie di effetti psicologici o comportamentali che includono iperattività psicomotoria, disturbi del sonno, ansietà, depressione o aggressività (particolarmente nei bambini). È importante, quindi che la dose del corticosteroide per inalazione sia la più bassa dose possibile con cui viene mantenuto il controllo effettivo dell’asma.
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http://www.torrinomedica.it/farmaci/schedetecniche/Bentelan_Compresse.asp#ixzz35SAZA8oT
PER ULTIMO MA NON MENO IMPORTANTE,FACCIAMO QUALCHE CONSIDERAZIONE E RIFLESSIONE SULLA TANTO TEMUTA “FEBBRE”
La risposta dell’organismo a una grande varietà di malattie infettive comprende spesso uno stato febbrile e un generale malessere.
A queste manifestazioni si aggiungono perdita di appetito, spossatezza, presenza di dolori muscolari e articolari, brividi di freddo.
È lecito considerare questi sintomi ben noti solo come sgradevoli effetti collaterali di una malattia? Sembra vero il contrario: molti ricercatori cominciano a considerare la febbre e il malessere che ne deriva come risposte adattative che concorrono a combattere la malattia. La causa prima di questa risposta sono i messaggi chimici provenienti dal sistema immunitario.
Quando si instaura un processo patologico infettivo, a base batterica o virale, i germi vengono attaccati dai macrofagi, cellule dotate di una spiccata attività fagocitaria.
Ai macrofagi spetta inoltre il compito di liberare particolari sostanze definite interleuchine, che fanno suonare il campanello di allarme per le altre cellule del sistema immunitario diffuse nell’organismo.
Le interleuchine causano ulteriori risposte: abbassano la soglia di risposta dei nocirecettori (e perciò vengono considerate alla base delle sensazioni di dolore dai farmacologi clinici); generano un senso di sonnolenza; raggiungono l’ipotalamo e, in tale sede, stimolano la secrezione del fattore di rilascio dell’ormone corticotropo, il quale dà l’avvio ad altre risposte dell’organismo.
Le interleuchine sono anche responsabili dell’innalzamento del valore del punto di funzionamento richiesto per le risposte termoregolatrici ipotalamiche.
I messaggeri intracellulari attivati dalle interleuchine comprendono le prostaglandine, la cui sintesi è decisamente inibita dall’aspirina e dalla tachipirina; ciò spiega perché tali prodotti riducono la febbre e attenuano gli aspetti più sgradevoli delle malattie da infezione.
Da quanto detto sorge un dubbio sull’opportunità di ridurre la febbre e di combattere la sensazione di malessere, dal momento che l’una e l’altra rappresentano risposte adattative di difesa alle infezioni e inducono l’individuo malato a ridurre l’impegno fisico, favorendo il superamento del processo infettivo.
La prima prova convincente del fatto che la febbre rappresenti una risposta adattativa alle infezioni deriva da una serie di esperimenti condotti su lucertole stabulate.
Questi animali, avendo a disposizione in laboratorio una lampada a calore, mantengono nel corso del giorno la loro temperatura corporea intorno a 38 °C entrando nel campo di azione di tale lampada e allontanandosi da esso.
Una volta che batteri patogeni vengono inoculati nelle lucertole, si osserva che queste tendono a passare più tempo sotto la lampada, innalzando la loro temperatura corporea in un ambito di valori tra 40 e 42°C; in altre parole sviluppano un processo febbrile!
Viene spontaneo chiederci se la febbre aiuti le lucertole a superare la malattia infettiva. Per rispondere a tale domanda diversi gruppi di animali, ognuno dei quali aveva ricevuta la stessa dose batterica, sono stati tenuti in incubazione a 34, 36, 38, 40 e 42°C.
Tutti gli esemplari mantenuti a 34 e 36 °C sono deceduti, mentre è sopravvissuto circa il 25% di quelli a 38°C e il 75% delle lucertole sottoposte a 40 e a 42°C.
In base a questi risultati si può affermare che la febbre da un aiuto effettivo al superamento di certe affezioni batteriche. La febbre dunque è una risposta immunitaria tesa a difendere l’organismo, un segnale preziosissimo per capire che qualcosa non va. Ed è proprio a partire da lì che dovremo indagare per sapere che cosa ci vuol dire il nostro sistema immunitario. Sta a noi scegliere se aiutare questo prezioso alleato rinforzandone l’azione o abbatterla come un nemico.
Per chi volesse approfondire consigliamo la lettura dell’articolo del Dott. Luciano Proietti: “Quel farmaco naturale chiamato febbre”, pubblicato sulla Guida alla Salute di CARTAduemila n. 06, dal titolo “PIANETABIMBO”, Ed. Andromeda, Bologna 1996.
Fonte
http://www.omeopatiahahnemanniana.com/Articoli/Voci/2011/8/19_Una_rivalutazione_della_febbre.html
Studio
2012 . I dati empirici confermano sintomi autistici relativi a alluminio ed esposizione di paracetamolo.
L’incidenza dell’Autismo è in aumento in modo allarmante, e fattori ambientali sono sempre più sospettati di avere un ruolo in questo aumento. Il lavoro analizza modelli di frequenza di parole nel sistema Vaccine Adverse Events USA Segnalazione CDC (VAERS). I risultati forniscono una forte evidenza sostegno di un legame tra autismo e l’alluminio nei vaccini. Una revisione della letteratura mostra un ulteriore sostegno alla tossicità dell’alluminio nella fisiologia umana. I dati VAERS sull’autismo mostrano come questo è andato costantemente aumentando, alla fine del secolo scorso, in un periodo in cui il mercurio è stato in fase di esaurimento, sostituito da un aumento dell’adiuvante a base di alluminio.
- http://www.mdpi.com/1099-4300/14/11/2227