Vaccini obbligatori per l’ asilo nido, la Regione si spacca e cambia linea

Vaccini obbligatori per l’ asilo nido La Regione si spacca e cambia linea
di GIULIA BONEZZI – MILANO – SE VORRANNO mandare i loro bambini all’ asilo nido, anche i genitori lombardi li dovranno vaccinare, almeno dalle quattro malattie infettive «obbligatorie» (difterite, polio, tetano, epatite B). Obbligo depotenziato negli anni, che non prevede più sanzioni: oggi in Lombardia ci sono cinquemila bambini di tre anni che non hanno fatto le tre dosi di esavalente (le quattro vaccinazioni più le «raccomandate» pertosse ed emofilo), e solo un pediatra su tre registra, tra i propri assistiti, una copertura superiore al 95% che serve a garantire l’ immunità anche a chi è troppo piccolo o malato per vaccinarsi. IERI il Pirellone ha approvato la mozione di Lombardia popolare, che «impegna» la Regione a introdurre il certificato vaccinale come requisito per accedere ai nidi pubblici e privati accreditati, e a partecipare alla discussione con il Ministero della salute sull’ introduzione dell’ obbligo nazionale di fare tutte le vaccinazioni previste nel piano 2017-2019 per accedere ai nidi e anche alle materne.
Il modello che andrà al voto in Toscana, mentre quello passato in Lombardia è il modello dell’ Emilia-Romagna, approvato lo scorso novembre e già portato al Tar di Bologna – che decide in queste ore – dal Codacons e dai genitori “no vax”.
Che anche in Lombardia si sono già fatti vivi, facendo pressing sui politici del Comune (che sta vagliando una proposta analoga da settimane) e della Regione con una lettera di quattro pagine inviata lunedì dai «Genitori del No»; sostengono di essere 800, «il nostro numero cresce senza arrestarsi». I 34 voti favorevoli (9 contrari, 7 astenuti, 19 non partecipanti al voto) coi quali è stata approvata la mozione dei Lom Pop non danno conto della spaccatura dell’ aula, che ha attraversato maggioranza e opposizione. Hanno detto sì Pd e Patto civico, firmatari di una proposta di legge identica presentata quasi un anno fa da Umberto Ambrosoli, e ha detto sì Forza Italia, trascinata da Fabio Altitonante, col non voto di Mario Mantovani; mentre Giulio Gallera, azzurro assessore al Welfare, si è rimesso all’ aula chiarendo che, comunque, andrà avanti anche sulla strada del «convincere», col portale wikivaccini dove gli esperti rispondono ai dubbi dei genitori e le 1.300 lettere che invierà ai pediatri coi nomi dei cinquemila non vaccinati della classe 2014, seimila se si considera la trivalente morbillo-parotite-rosolia.
Hanno votato contro Chiara Cremonesi di Sel, che teme «discriminazioni», e i 5 Stelle: «Contrari non ai vaccini ma ai metodi coercitivi», chiarisce Dario Violi, sicuro che «le coperture non cambieranno di una virgola» con l’ obbligo «che ci fa tornare indietro 10 anni» rispetto al Veneto. Tutti i contrari si proclamano favorevoli ai vaccini, ma insistono che solo una minoranza (il 15% per Gallera) di bimbi lombardi va al nido e che i medici devono assumersi le proprie responsabilità. «Un professionista su tre pensa che i benefici dei vaccini non siano certi», dice Antonio Saggese (Lista Maroni, astenuta) citando uno studio (su 2.250 operatori sanitari, meno del 30% medici).
E AGGIUNGE che «bisogna ascoltare anche altre voci», sostenendo la richiesta della Lega di rinviare la mozione alla Commissione Sanità (che si rivelò il porto delle nebbie per la legge Ambrosoli), perché «su un tema che coinvolge sensibilità e scuole di pensiero diverse la politica deve riflettere e approfondire», dice Silvana Santisi. «Il voto non è rinviabile, ogni consigliere deve assumersi le proprie responsabilità sulla tutela dei più piccoli e fragili. La libertà di scelta non c’ entra», risponde Alessandro Colucci, relatore e firmatario della mozione con Angelo Capelli. I leghisti lasciano virtualmente l’ aula. «Da quando siete sicuri di sapere quanti, degli immigrati che arrivano, sono vaccinati?», li provoca Riccardo De Corato di FdI, che vota sì. La maggioranza si spacca e la Regione, sui vaccini, cambia linea.
Vaccini Informa
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